domenica 25 gennaio 2009

"Fenomeno Twilight"...sicuri che sia un fenomeno?!


Ebbene si, nonostante avessi il sangue acido da mesi per l’inaspettato posticipo del rilascio cinematografico della pellicola più attesa degli ultimi anni (per non dire generazioni!), un po’ per ripicca un po’ per curiosità, sono andata a vedere quel film che, con un’abile e poco diplomatica mossa strategica, aveva silenziosamente e (in)degnamente piazzato il proprio debutto esattamente in quella che era la data ufficiale del rilascio di uno dei fenomeni letterari più importanti degli ultimi decenni.
E così, mentre triliardi di fans di tutto il mondo, di tutte le generazioni, di tutti i sessi, religioni, razze e orientamenti sessuali attendavano scalpitanti l’uscita del sesto capitolo cinematografico del fenomeno di “Harry Potter”, la Warner Brothers ha furbescamente (e stronzamente) annunciato il posticipo della suddetta uscita, inizialmente fissato al 21 Novembre 2008, fino al 17 Luglio 2009, attualmente nuova data ufficiale.
Un ritardo mostruoso, porca trota. Non si parla di giorni, settimane, ma di NOVE mesi. Potrei mettere al mondo un bambino, nel frattempo! Se continua così ci porterò i miei figli, a vedere l’ultimo capitolo della saga Potteriana, previsto per il 2011.
Colpa dello sciopero degli sceneggiatori, si giustificano loro?! Col cavolo! Solo perverse e contorte logiche di guadagno. Sanno che a Luglio incasseranno più che a Novembre. Periodo estivo, dunque concorrenza zero. Poi qualcuno mi deve spiegare come diavolo fanno gli americani e/o inglesi a preferire andare al cinema in estate piuttosto che in inverno. Misteri imperscrutabili ai comuni mortali.
Bene, ma non divaghiamo. Fatto sta che dopo lo “slittamento” del Potter e il polverone di proteste imbufalite dei suddetti triliardi di fans, una produzione cinematografica minore, partita in sordina ma già con un discreto bagaglio di appassionati, ha pensato bene di “anticipare” la data d’esordio proprio in quel famoso 21 Novembre 2008.
Trattasi di “Twilight”, trasposizione cinematografica del primo episodio della fortunata saga fantasy partorita da Sthepenie Mayer. A dimostrazione che il fantasy è particolarmente in voga al momento, e parecchio anche, che piaccia o no.
Dunque spinta dalla frustrazione, dalla curiosità e da un innato spirito critico e voglia di fare un confronto, non ho saputo resistere alla tentazione di sborsare 4.50 euro e di “sprecare” 120 minuti della mia vita per visionare codesto film tanto acclamato, idolatrato e sponsorizzato dai media.
Partendo dal presupposto che NON ho letto nessun libro della saga della Mayer, e che tutto sommato NON penso di aver buttato i miei soldi, ci tengo a esprimere un giudizio assolutamente personale ma il più possibile critico e oggettivo.
Ironia della sorte, la prima cosa che colpisce è la scelta del protagonista maschile, il semi-sconosciuto Robert Pattinson, 22enne Londinese. Curioso, perché il bel giovane era in realtà già noto ai moltissimi fans di Harry Potter, avendo interpretato la parte di Cedric Diggory nel quarto capitolo della saga. Spontaneo dunque, anche qui, il paragone. Notevolmente peggiorato (parlando di aspetto fisico, e non solo) rispetto ai tempi del Calice di Fuoco. Personalissima opinione.
Ma andiamo oltre, non siamo certo qui per parlare di bellezza fisica.
Il film tutto sommato è piacevole, gradevole nel complesso, ma senza esagerare. Realizzato discretamente, tenendo conto del ridotto budget di produzione, attori qualitativamente passabili e regia accettabile.
Peccato che con il passare dei minuti si notino le lampanti pecche.
Innanzi tutto, gli effetti speciali. Niente di sbalorditivo, tecniche già strausate e scontate. Se qualcuno pensa che siano effetti fantastici, consiglio di guardare Harry Potter e l’Ordine della Fenice, e poi provare a rifare il paragone.
Seconda cosa, la sceneggiatura.
Non del tutto da buttar via, per carità, ma piena zeppa di clichè già abusati e forse stufati persino da quei teen-agers a cui il film strizza l’occhio. La storia del bello e maledetto che si innamora della povera fanciulla indifesa di turno, le promesse strappalacrime (non ti lascerò mai, farò di tutto per proteggerti, non permetterò che ti facciano del male e bla, bla, bla…), i famosi “balli di fine anno scolastico” alla “Cinderella – story” (tipica americanata), la lezione di biologia dove, guarda che coincidenza, l’unico posto rimasto non occupato è proprio quello accanto al tenebroso Edward Cullen. Per non parlare della love-story impossibile alla “giulietta e romeo” in chiave dark, come dice la mia amica Sara, o del "remake" (per non dire plagio) di Titanic con tanto di frase scopiazzata: "Ti fidi di me?". Ridicola la scena di Edward che appena esposto al sole "sbrilluccica tutto" (ma che è?! sembra che gli abbiano spalmato su tutto il corpo quella roba tutta brillantinata e glitterosa che usavo sul mio diario quando facevo la terza elementare!). E tra l'altro qualcuno deve spegarmi come mai il "cattivo" capitato lì quasi per caso è sempre interpretato da un figo da paura, (vedi Voljock di the O.C...!) che vuole far del male alla bella Bella (no, non ho sbagliato, il primo è un aggettivo e il secondo è il nome della protagonista) e poi si rivela alla fine un idiota assurdo che dopo aver progettato chissà quale malefico piano si lascia trovare e ammazzare quasi come se nulla fosse. boh! ci sono 30 minuti di fughe roccambolesche nel bosco e in macchina, la trovata geniale (?) del filmino registrato da usare come esca, poi la lotta spettacolare nella scuola da ballo (uno dei pochi momenti ben fatti del film) e poi, cosa succede?!Arrivano i Cullen da un momento all'altro (non si capisce come facciano a trovarlo e ad arrivare sempre nel momento giusto) e per il cattivo non c'è scampo. Un pò deludente come finale, mi aspettavo più colpi di scena...
Insomma, cose già viste e riviste, alquanto prevedibili.
Ma forse, di questo, la colpa non è da imputare tutta agli sceneggiatori. Mi verrebbe da dire che sia colpa della Mayer, che ha messo in piedi una saga forse non così prodigiosa come molti ritengono, ma non avendo mai letto nessun suo libro posso anche concedere il beneficio del dubbio.
Certamente però posso affermare che di originale non c’è proprio nulla, nella sua storia. I vampiri sono creature fantastiche stra-note e stra-rappresentate, in tutti i contesti (vedi Dracula, Buffy, Streghe ecc ecc) così come l’improbabile storia d’amore a lieto fine tra il “leone e l’agnello” in questione (giusto per citare le parole del film).
Del film colpisce la freschezza degli attori, il loro impegno recitativo, attrae in qualche modo questa storia di passione tra due bei ragazzi, che fa sempre un po’ sognare migliaia di adolescenti, qualche battuta “comica” all’interno dei 120 minuti, ma niente di più.
Nulla di lontanamente paragonabile, concedetemelo, allo straordinario mondo creato ( e non riadattato) dalla prodigiosa penna di J.K.Rowling.
So che sono probabilmente due saghe molto differenti e difficilmente accostabili, ma dopo aver udito e letto per settimane frasi del tipo: "Sembra che Harry abbia bisogno di far posto a Bella ed Edward..."....oppure: “Il vampiro fa un solo boccone di Harry Potter”, e dopo aver visto questo “famoso” Twilight, mi viene un po’ da sorridere. Tranquilli, fedelissimi fans di Enrico Pottero (giusto per italianizzarlo, xd!) niente potrà mai soppiantare il nostro idolo. La PotterMania sarà difficilissima, se non impossibile, da eguagliare.
Di certo, non ci riuscirà Twilight.
E giusto per non essere accusata di presunzione, rilascio quanto dichiarato dalla stessa Stephenie Mayer, scrittrice di Twilight:

"E' più facile paragonare i nostri fans tra loro che me e la Rowling. Entrambe abbiamo lettori estremamente entusiasti che viaggerebbero per miglia per vederci e essere coinvolti, e tutti tengono molto ai nostri personaggi. Ma le storie di Harry Potter e Twilight sono molto diverse. L'audience di J.K. Rowling è universale, il che significa che tutti condividiamo con lei parte dei suoi lettori. E' molto lusinghiero essere paragonata a lei ma non ci sarà mai un'altra J.K. Rowling. E' un fenomeno che non si ripeterà."

Quando rivedrete centinaia di fans stipati dietro una libreria in attesa di acquistare l’ultimo libro di una saga letteraria, quando vedrete furgoni delle case editrici “assaliti” dai lettori in attesa di avere tra le mani un semplice libro senza voler aspettare qualche ora in più, quando ci sarà un’altra donna che diventerà la più ricca del Regno Unito semplicemente grazie ai suoi libri, fatemelo sapere.
È anche vero che, nonostante tutto, Harry Potter ha già alle spalle 5 film realizzati e 7 libri pubblicati, oltre che un massiccio battage pubblicitario su tutti i fronti, mentre Twilight è “solo” al primo episodio cinematografico e al quarto cartaceo.
Forse la fama della Mayer crescerà nei prossimi anni tanto da raggiungere quella della Rowling, anche se a me sembra alquanto arduo.
Ma nessuno ha la palla di vetro, e così…impossibile is nothing.
Ai posteri, dunque, l’ardua sentenza.


Skina

mercoledì 21 gennaio 2009

Utopie



Ho imparato che le persone si dividono in quattro categorie, quando sono messe faccia a faccia contro i sogni.
Ci sono quelli che non ne hanno nessuno. E sono i più miserabili. Forse indegni di aver ricevuto il dono dell’esistenza.
Ci sono quelli che fingono di non averli. Sostengono di non credere in queste frivolezze, di avere una vita già abbastanza perfetta per pensare di deturparla con qualcosa di talmente illusorio da sgretolarsi con la stessa facilità di un castello di carte.
Il più delle volte sono quelli che fanno di tutto per deridere le tue aspirazioni. Sono arsi dall’invidia, dalla rabbia per non aver il coraggio di mostrarsi alla gente completamente denudati di ogni brandello d’ipocrisia.
Poi, ci sono quelli che li ostentano senza pudore. Te li sbattono sotto gli occhi di continuo, ne parlano con chiunque, li dipingono dappertutto, si esaltano solo pensandoci. Idolatrano anche le più effimere utopie.
Questi, sono quelli che hanno disperatamente bisogno di aggrapparsi alle fantasie per non annaspare nel nero vortice della realtà. Ma spesso, non se ne rendono neanche conto.
Infine, ci sono quelli che sognano in segreto. Vivono di fantasie, sperano in silenzio. Proteggono i loro sogni da chiunque, ci tengono così tanto da essere divorati dalla paura al solo pensiero di sottrarli dalla calda ombra della propria intimità per esporli sotto gli occhi di coloro che non li capirebbero. Come se celassero tra le mani una delicata farfalla le cui ali risulterebbero sciupate al solo sguardo di estranei.
Però li coltivano di nascosto, morbosamente gelosi e ossessivamente protettivi. Li rincorrono in sordina, con il cuore colmo di determinazione e sul viso una maschera di perenne noncuranza.
Il più delle volte, questi, sono quelli destinati a realizzarli.

Poi ho imparato che rincorrere un sogno è come innamorarti del tuo peggior nemico. O del tuo migliore amico.
Sai che non ti ricambierà mai. Sai che ti farà soffrire, ti lascerà disillusa, prosciugherà tutte le tue energie. Inevitabilmente ti tradirà, e ogni volta che lo scoprirai ti ritroverai a inveire contro l’amante di turno e a chiederti perché. Perché lei si, e tu no? Perché lei ce l’ha fatta, e tu sei ancora lì? Che cos’ha lei che a te manca?
Ti capiterà di aver voglia di farla finita, di piangere lacrime sul latte versato, di sputare sopra le tue effimere illusioni. Penserai di aver fallito, di aver buttato le tue forze, vorrai tornare indietro e chiederti come aver potuto credere di poterci riuscire.
Guarderai il tuo sogno con disprezzo, lo deriderai, vedrai in lui lo specchio delle tue debolezze e l’ingannevole rifugio della tua tormentata coscienza.
Finché non lo raggiungerai.

sabato 17 gennaio 2009

Oceano di carta




Non lo so perché mi sembri una cosa tanto speciale.
Non è certo la prima volta che ci provo, questo no. E non che tenere un blog sia qualcosa di particolarmente complicato, affatto.
Eppure, ciò che mi ha sempre spaventata, è l’idea di imprimere sulla carta indizi inconfessabili che violino inavvertitamente lo scrigno delle mie emozioni, rivelando e tradendo l’essenza del mio io. E soprattutto, la consapevolezza che altri, estranei, sconosciuti, abbiano in tal modo la possibilità di attentare continuamente alla segretezza della mia calda intimità. E non è facile sottoporsi all’occhio indagatore dei curiosi e lasciar frugare chiunque nella tua vita. Occorre determinazione, voglia di mettersi alla prova, sicurezza, coraggio.
- Ci vogliono le palle – riassumerebbero pittorescamente i miei amici di una vita.
Tuttavia nonostante tutto, trovo che la sensazione di vedere le tue confessioni materializzarsi davanti ai tuoi occhi e l’emozione di sentire tutti i castelli di rabbia sgretolarsi in quell’oceano di carta, siano qualcosa di impagabile.
L’idea di avere anch’io il mio piccolo ritaglio di spazio discretamente incastonato nell’asfissiante puzzle del web, è terribilmente rassicurante. Mi regala l’illusione di essere qualcuno, di valere qualcosa.
La consapevolezza di mettermi a nudo, di mostrarmi agli occhi di chiunque completamente denudata di ogni brandello di ipocrisia, è qualcosa di incredibilmente attraente. Elettrizzante e deleterio insieme.
C’è un legame irresistibile, tra me e la scrittura.
Non è vanità, non è superbia, non è neppure egocentrismo.
È solo insicurezza.
Quando il coraggio viene meno, quando la paura prende il sopravvento e un senso di smarrimento mi offusca la mente, quando l’angoscia mi preme sullo stomaco o qualcosa mi terrorizza, mi è sufficiente scrivere per ritrovare l’essenza del mio essere. E quando poi, completamente svuotata di ogni strascico di nervosismo, mi soffermo a contemplare la mia opera, mi rendo conto che quello che ho davanti agli occhi, non è altro che lo specchio della vera me stessa. Ogni parola, ogni lettera, ogni virgola, muta improvvisamente forma, diventando il riflesso di ogni più piccolo frammento di anima.
Ed è allora che capisco, con la stessa naturalezza con la quale la volpe intuisce l’attimo prima dello sparo, che non esiste niente di più eccitante che sfidare la tua inquietudine guardandoti dritta negli occhi.