Tace attonita
la banalità dell’anima
sottomessa alla meravigliosa bellezza,
schiava dell’ineffabile perfezione.
E i frammenti di infinito
che serpeggiano, evanescenti,
tra il nichilismo di pensieri vacui
e il qualunquismo di riflessioni inutili,
si trastullano nella perenne indecisione,
troppo timidi per sublimarsi
nell’immensità del divino,
troppo vili per crogiolarsi
nel conforto dell’anonimato.
E quando la notte scura
inghiottirà questo cielo gelido
rimarrò preda
di un’insoddisfazione deleteria
e dell’ossessiva fobia
di annegare nella mediocrità.